Piangere è un segno di debolezza?

Molto spesso sento frasi di questo tipo: "Non piango davanti agli altri per non essere giudicata/o debole"; "Mi viene da piangere ma mi trattengo per non sentirmi debole"; "Non voglio piangere per non sembrare una vittima", ecc. Insomma, a volte il pianto non viene considerata una reazione normale, spontanea e salutare, come dovrebbe essere, ma un comportamento da evitare. Cerchiamo di capire da dove proviene questo atteggiamento negativo nei confronti delle lacrime:
- Da uno stile di attaccamento evitante; come spiegato nell'articolo "lo stile di attaccamento",
lo stile evitante è caratterizzato dal tentativo di non mostrare e di non esprimere emozioni e sentimenti. Se la persona ha stabilito queta modalità con almeno uno dei genitori, è probabile che abbia interiorizzato la tendenza ad evitare di piangere davanti agli altri;
- Da esperienze di umiliazione: se un bambino o un adolescente viene deriso, preso in giro o criticato mentre piange, questa può essere vissuta come un'esperienza molto traumatica e portare a dei blocchi nella possibilità di piangere;
- Da concezioni errate secondo cui piangere ed entrare in contatto con la tristezza faccia male, sia controproducente;
- Da fattori socioculturali: in alcune realtà, il pianto è ancora associato a un segno di debolezza, a caratteristiche femminili e quindi viene ancora scoraggiato nei bambini maschi, che vengono precocemente educati a non piangere.
PERCHÈ PIANGERE FA BENE?
Le ricerche scientifiche dimostrano che piangere fa bene! Ecco alcuni vantaggi:
- Percezione di un senso di sollievo e di liberazione;
- Possibilità di favorire il legame sociale e le interazioni umane: piangere di fronte ad un'altra persona può favorire l'empatia e la vicinanza emotiva (ovviamente, se l'altra persona non è disturbata dal pianto!);
- In psicoterapia, un luogo sicuro dove tutte le emozioni sono accolte, piangere può aiutare la persona ad elaborare alcune esperienze traumatiche (in ogni studio di psicoterapia è presente la scatola dei fazzoletti!).
DOMANDE E CURIOSITA' SULLA PSICOLOGIA
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