Spoiler: non sei cattiva, sei viva!

Ti sei mai sentita in colpa dopo esserti arrabbiata? Come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, anche solo per aver alzato un po’ la voce o per aver pensato ‘questa cosa non mi sta bene’? La verità è che molte persone associano la rabbia a qualcosa di negativo, sgradevole, addirittura cattivo. E così, ogni volta che si arrabbiano, si sentono sbagliate. Ma la rabbia, come tutte le emozioni, ha un senso. E non è un difetto di fabbrica.
Cos’è davvero la rabbia?
La rabbia è una risposta emotiva naturale a una frustrazione, a un’ingiustizia o a una minaccia percepita. Ci segnala che qualcosa non va, che i nostri confini sono stati violati, che ci sentiamo bloccati o impotenti. In molti casi, infatti, la rabbia nasce proprio da un senso di impotenza: ci sentiamo schiacciati da eventi che non controlliamo, da parole che ci feriscono o da situazioni che ci fanno sentire senza via d’uscita.
Perché ti senti in colpa quando ti arrabbi?
Ci sono due motivi principali:
1. **La rabbia è troppo intensa.** Quando raggiunge livelli troppo alti (8, 9, 10 su una scala da 0 a 10), esplodi. E dopo, ti sembra di aver esagerato, di aver perso il controllo. Questo ti fa sentire in colpa.
2. **La rabbia è associata a un’idea di “cattiveria”.** Fin da piccoli ci hanno insegnato che arrabbiarsi è da persone cattive. Così, ogni volta che provi rabbia, ti sembra di diventare una versione peggiore di te stessa.
Ma arrabbiarsi non ti rende cattiva. Ti rende umana. E viva.
La rabbia va regolata, non eliminata
Pensare di eliminarla è illusorio e controproducente. Reprimerla può portare ad accumulo e somatizzazione (mal di stomaco, tensioni, scatti d’ira improvvisi), mentre lasciarla esplodere senza filtro può danneggiare le relazioni e aumentare il senso di colpa.
La chiave sta nell’imparare a regolare il volume della rabbia, proprio come se avessimo una manopola interna.
Ti propongo un piccolo esercizio:
1. Nota il livello della tua rabbia su una scala da 0 a 10.
2. Chiediti da dove nasce: ti senti ostacolata? Umiliata? Ignorata?
3. Valuta se è qualcosa che puoi affrontare con un’azione concreta, oppure se si tratta di un’interpretazione o di qualcosa che puoi lasciare andare.
Esempio concreto: la storia di Corinna
Corinna arrivò in terapia dicendo di essere “sempre arrabbiata”, soprattutto al lavoro. Attraverso il percorso psicologico, ha scoperto che la sua rabbia esplodeva ogni volta che si sentiva passiva o impotente di fronte agli eventi. Non si concedeva di dire “questo non mi va bene”, né di agire per cambiare qualcosa. Sentirsi “vittima” l’accendeva come una miccia.
Col tempo ha imparato a riconoscere i segnali della rabbia, a farsi domande (“Posso cambiare qualcosa?” – “Cosa posso fare per proteggermi?”) e a scegliere consapevolmente come rispondere.
In conclusione
La rabbia non è nemica. È una bussola. Ma serve imparare a leggerla. A darle un significato. A volte ci chiede azione, altre volte ci chiede di lasciare andare ciò che non vale la nostra energia.
Se senti che la rabbia prende il sopravvento e fatichi a gestirla, sappi che non sei sola. In terapia puoi imparare a riconoscerla, regolarla e usarla in modo costruttivo, per proteggerti, affermarti e tornare protagonista della tua vita.
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